I Menhir di Pranu Mutteddu

MENHIR dal brettone, men, pietra e hir, lungo : grossa pietra oblunga piantata verticalmente nella terra.

Il Parco Archeologico “Pranu Mutteddu” distende i suoi 17 km2 su un altopiano che conserva emozionanti vestigia di una estesa ed importante necropoli megalitica di età prenuragica.

I Menhir, alti monoliti di pietra lavorata, sono il simbolo di Pranu Mutteddu e ne fanno, insieme alla corsa Sartene e alla inglese Stonage, l’unico sito al mondo dove poter osservare queste importanti testimonianze dell’era neolitica lì dove furono originariamente pensate ed erette. I Menhirs dell’allineamento sono stati ritrovati intatti sotto un metro e mezzo di terra, a poca distanza l’uno dall’altro. Quasi certamente rappresentavano importanti personaggi defunti (capitribù, sciamani, guerrieri); sono simulacri di pietra, eretti perchè alla loro morte lo spirito dei grandi avi della tribù potesse albergarvi e continuare a comunicare e confortare i viventi.
Dalla terra di Pranu Mutteddu , durante la campagna scavi del 1986, sono riemersi circa 50 Menhir, Tombe dei giganti e Tombe a circolo.

A seconda della prospettiva dalla quale li si osserva questi monumenti svelano i percorsi sacri e donano intense emozioni. 4.000 anni separano l’odierno visitatore dalle Genti di Pranu Mutteddu ma sull’altopiano il tempo fa strani scherzi …

A Pranu Mutteddu il tempo si è straordinariamente fermato al 3000 a.C.: comunità succedutesi in un arco di tempo che procede dal Neolitico fino all’età del primo Bronzo (tra gli ultimi secoli del IV millennio e i primi del III millennio a.C.) individuarono nella piana del mirto il luogo sacro per onorare divinità e defunti e incapsulare nella pietra la memoria delle loro esistenze. anche 2,50 m, con un procedimento a sbalzo detto “a martellina”. Nella quiete del suo querceto, la necropoli restituisce la visione degli uomini che nella rarefatta atmosfera dell’altopiano plasmarono grandi blocchi di pietra, alti
Gli utensili di metallo erano ancora sconosciuti ma le Genti di Pranu Mutteddu producevano e commerciavano raffinati oggetti in ossidiana e selce. Il clima salubre, l’abbondanza di acque, cacciagione e pascoli, favorirono l’autosufficienza produttiva dei loro insediamenti che, a partire dal 4.000 a.C., svilupparono una raffinata cultura magico-sacrale e una variegata produzione di oggetti in pietra (cultura litica).

All’interno dei Circoli sacri delle Tombe maggiori si svolgevano rituali complessi ma Pranu Mutteddu non era solo una necropoli sacra. Morte e Vita condividono qui spazi contigui; ai saggi e agli eroi sepolti si chiedeva consiglio, dormendo accanto alle celle delle sepolture, danzando e cantando intorno ad esse. Il solstizio d’estate era sicuramente una ricorrenza cardine dei riti che si svolgevano a Pranu Mutteddu per invocare la protezione dei defunti e della Dea Madre anche sull’andamento dei raccolti e delle greggi.

In una zona di Pranu Mutteddu chiamata Su Cranku sono visibili le tombe che le tribù neolitiche scavarono nell’alto di un banco di rocce arenarie.
Le Domus de Janas o Case delle Fate, così le chiama la tradizione popolare, sono camere funerarie, a cella singola o doppia, che ospitavano le spoglie del defunto, lì sepolto sotto la protezione della Dea Madre o Dea degli Occhi o del suo sposo il Dio Toro, divinità massime il cui culto era diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.

“Eccezionale e di straordinaria importanza, considerata la sinora poco accertata e rara presenza di materiali metallici nella cultura di Ozieri (di cui quella di Goni rappresenta una particolare facies) il ritrovamento nella necropoli megalitica di Pranu Mutteddu di due vaghi di collana in argento. Tutte le tombe hanno restituito elementi tipici della cultura di Ozieri : ciotole emisferiche, pissidi, vasetti a cestello, decorati a triangoli, a stralucido rosso, ecc. Tra gli elementi di una raffinata industria litica, in ossidiana e in selce, si distinguono uno stiletto e un magnifico pugnale con largo codolo a linguetta di tipo Redemelliano, un pomo sferoide frammentario in statite verde dei tipi di Li Muri.” (E. Atzeni -Univ. degli Studi di Cagliari in “ICHNUSSA” – AA.VV. Garzanti 1985).

COMPLESSO MEGALITICO DI PRANU MUTTEDDU-GONI (CAGLIARI)
UBICAZIONE:
Da Cagliari, si segue la S.S. 131 “Carlo Felice” sino al km 21,900, e si svolta nella S.S. 128 in direzione di Senorbì; si procede sino al paese e si svolta a destra in direzione di S.Basilio, oltrepassato il quale, dopo 6,8 km, si gira asinistra per Goni: a pochi chilometri dal paese, sulla sinistra, si nota ben evidente l’aerea archeologica recintata caratterizzata da un allineamento di “menhirs”